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Niger: epidemia di epatite E a Diffa

Niger: epidemia di epatite E a Diffa
Autore: Redazione Esteri
Data: 27/04/2017

Da dicembre 2016 al 23 aprile 2017, 25 donne incinte sono morte di insufficienza epatica acuta nel principale centro di cure materne e pediatriche nella città di Diffa, in Niger.

L’attuale epidemia di epatite E a Diffa, dichiarata dalle autorità del Niger la scorsa settimana, evidenzia le cattive condizioni igienico-sanitarie in cui vive la gran parte degli sfollati e dei rifugiati nella regione. Lo afferma oggi l’organizzazione medico-umanitaria Medici Senza Frontiere (MSF), che lavora nell’area insieme al Ministero della Salute locale.

Da dicembre 2016 al 23 aprile 2017 sono stati identificati 135 casi di itterizia a Diffa. L’itterizia è uno dei sintomi più comuni dell’epatite E, che provoca un ingiallimento della pelle e degli occhi. Molti di questi casi riguardavano donne incinte che dovevano essere ammesse nel principale centro di maternità e pediatria nella città di Diffa, dove MSF lavora insieme al Ministero della Salute; 25 di loro sono morte di insufficienza epatica acuta. A metà aprile analisi di laboratorio hanno confermato che si trattava di epatite E.

L’epatite E, causata dal virus HEV, può provocare insufficienza epatica e la morte del paziente. Non ha un trattamento specifico ed è mortale specialmente nelle donne incinte. La malattia si diffonde principalmente attraverso l’acqua contaminata.

L’attuale epidemia di epatite E è strettamente legata alle carenze nell’approvvigionamento idrico e nei servizi igienico-sanitari per la popolazione sfollata e rifugiata a Diffa, circa 240.000 persone secondo i dati ufficiali. Si tratta di persone particolarmente vulnerabili che per anni hanno sofferto le conseguenze del conflitto tra Boko Haram e le forze armate nell’area.

 "È evidente che le attuali attività in ambito igienico-sanitario non sono sufficienti a coprire i bisogni di queste persone, lo stiamo ripetendo da mesi” spiega Elmounzer Ag Jiddou, capomissione MSF in Niger. “Per questo, MSF chiede alle autorità e a tutte le organizzazioni umanitarie presenti a Diffa di aumentare in modo rapido e sostanziale il loro impegno nell’area, in modo da assicurare forniture d’acqua e condizioni igienico-sanitarie adeguate.”

 

Per contenere l’epidemia, MSF lavora da settimane in coordinamento con il Ministero della Salute. L’organizzazione supporta la formazione dello staff medico e fornisce risorse umane e materiali a livello di comunità, centri medici e ospedali per assicurare la diagnosi precoce dei casi, il trasferimento alle strutture sanitarie e un adeguato trattamento dei pazienti. Le équipe di MSF stanno anche conducendo campagne di sensibilizzazione per diffondere misure igieniche di base, come lavarsi le mani.

MSF ha incrementato di molto le sue attività igienico-sanitarie a Kitchendi, Garin Wazan e Toumour, dove si sono stabilite circa 135.000 persone, per la maggior parte sfollate. L’organizzazione sta distribuendo anche tavolette per la purificazione dell’acqua, sapone e nuove taniche per 16.800 famiglie in queste località. Fino ad oggi, sono stati trattati 105.700 litri d’acqua e sono state pulite le taniche utilizzate dalle comunità per prevenire la diffusione della malattia.

 

 

MSF lavora nell’area di Diffa dalla fine del 2014.

 

Per incrementare l’accesso alle cure mediche da parte delle comunità locali e degli sfollati, MSF lavora insieme al Ministero della Salute nel principale centro di maternità e pediatria nella città di Diffa, nell’ospedale distrettuale di Nguigmi e in diversi altri centri sanitari nei distretti di Diffa, Nguigmi e Bosso. Nei due ospedali, MSF sta supportando le unità pediatriche e di salute sessuale e riproduttiva, e offrendo assistenza psicologica. Nell’ospedale di Nguigmi, l’équipe sta anche trattando bambini affetti da malnutrizione severa acuta. Nei centri sanitari, MSF sta fornendo consultazioni mediche generali, di salute riproduttiva e supporto psicologico, e conduce attività di vaccinazione e nutrizionali. Inoltre MSF svolge attività igienico-sanitarie e di potabilizzazione dell’acqua e distribuisce beni di prima necessità quando necessario.

 

 




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